Sulla faglia. Una ricerca biografica lungo il cammino delle Terre Mutate

Intervista a Chiara Cerri che ci racconta il suo lavoro di ricerca a passo lento, un'avventura in cammino

di Marta Mancini
sulla faglia il cammino delle terre mutute
Oggi non ti porto alla scoperta di un luogo speciale ma di un progetto speciale.
E’ un lavoro di ricerca “al passo”, un passo lento, che conduce all’attenzione e dall’attenzione alla cura.
E’ il racconto di Chiara Cerri, un saggio auto e biografico: un progetto di ricerca per “fare memoria” e “fare comunità”.
cammino delle terre mutate con chiara cerri
Un’avventura in cammino nelle terre ferite dal sisma, una raccolta di storie divenuta una preziosa “biografia di comunità”.
Raccogliere, custodire, valorizzare e restituire unicità.
Ma andiamo a scoprire cosa ci racconta proprio l’autrice di questo libro, Chiara Cerri.
chiara cerri sulla faglia
1) Ciao Chiara, raccontaci di te, di come è nato questo progetto lungo le terre ferite dal sisma e del libro che lo racconta.

Sono marchigiana, lavoro come responsabile in un grande negozio di sport e amo da sempre le storie e le parole. Nel 2018 ho incontrato la dimensione del “cammino” e da quel giorno non ho più abbandonato le vesti di viandante. Nel 2019 ho iniziato anche un altro “cammino”, quello alla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (LUA), dove ho acquisito competenze in materia biografica e autobiografica.

Il progetto nasce da vari incontri. Quello tra me, Daniele Ceddia e Giuseppe De Rosa: insieme abbiamo dato vita al progetto e insieme abbiamo camminato e raccolto storie di vita lungo la faglia appenninica. Giuseppe, che aveva una seconda casa a Calcara di Ussita (MC), ha regalato la guida del Cammino nelle Terre Mutate a Daniele, un invito a visitare la terra in cui ha imparato a camminare nelle estati dell’infanzia. Daniele, gran camminatore e anche lui studente della LUA, ha pensato così di realizzare proprio in queste terre una raccolta di storie di vita, in cammino. Incontro fondamentale è stato senz’altro quello con la LUA, a cui ci siamo rifatti per metodo e pratiche (scrittura in cammino e raccolta di biografie di comunità), un bacino di conoscenza e confronto assai importante.

“Sulla Faglia. Una ricerca biografica in cammino lungo le Terre Mutate” è un saggio auto e biografico: all’interno ripercorro, attraverso il mio sguardo, le tappe del progetto e nel libro prende vita la “biografia di comunità” nata dall’intreccio delle storie raccolte, un lavoro di tessitura lungo 257 chilometri. E’ qui che arriva a compimento la ricerca di quel filo rosso che unisce esistenze geograficamente distanti ma accomunate dall’abitare lungo la faglia appenninica. Un filo che mi auguro possa ricucire e unire, un filo per raccontare memorie e tessere nuove trame.

in cammino sulle terre mutate

 

2) 257 chilometri, da Fabriano a L’Aquila, lungo il Cammino nelle Terre Mutate qual è l’emozione più grande che ti ha regalato questo viaggio?

L’emozione più grande è stata “sentire comunità” sulla pelle, nonostante fossi lì “di passaggio”. Credo sia stato possibile proprio grazie alla potenza dell’ascolto e al lascito di una piccola presenza. Nonostante la fatica dell’impotenza di fronte a quanto accaduto, tornare a casa e continuare a “camminare tra le storie” raccolte è stato per me essere ancora là, è stato ricordarmi in ogni momento “perché lo stessi facendo”. Immergendovi nella “biografia di comunità” nata dall’intreccio dei racconti sono sicura che anche voi riuscirete a sentirvi un po’ in quei territori…e magari un giorno camminerete per quei sentieri.

3) Lungo il cammino hai incontrato tante persone, ce n’è una più di altre che ti è rimasta nel cuore?

Nel cuore ciascun incontro ha il suo spazio. Inevitabilmente. Le storie sono narrate attraverso le parole di chi le ha raccontate e volute condividere; questo differenzia il metodo, il fatto che non ci siano interpretazioni o rimaneggiamenti, le parole rimandano alla persona e ogni volta, rileggendole, “rivedo” tutti i narratori e le narratrici. Conoscerete Jacopo, Andrea, Iolanda, Suor Laura Cristiana, Marco, Simona, Antonella, Anna, Patrizia, Francesco, Elena, Stefano, Vittorio, Katia, Assunta, Anna Maria, Berardino, Angelo, Osvaldo, Ferdinando, Simona 

4) Da Fabriano a L’Aquila c’è un luogo che hai amato più di altri?

Ho avuto un colpo di fulmine, devo ammetterlo. È stato al Rifugio Mezzi Litri ad Arquata del Tronto, una mattina: davanti a me i Monti Azzurri, un orizzonte sereno e un’aria che sapeva proprio di risveglio. Quei Monti mi hanno fatto pensare subito al logo del progetto, come a dire “siamo nel posto giusto”.

 

5) 257 chilometri, ci sono stati lungo il cammino alcuni episodi simpatici? Ce li racconti?

Ricordo la pioggia che non ci ha mai abbandonato il secondo giorno di cammino, da Matelica a Camerino, e le mie ghette improvvisate fatte con buste trasparenti e scotch per le fasciature; i tantissimi grilli che ci saltavano sulle gambe attraversando un prato in Abruzzo – ora lo annovero tra gli episodi divertenti, ma lì per lì il nostro passo è accelerato, nemmeno fossero insetti velenosi! E poi la cena a base di polpette – buonissime! – a Campotosto, a cantare Guccini in compagnia di ragazzi del posto e di altre quattro camminatrici.

 

6) Qual è l’insegnamento più bello che ti ha regalato questo Cammino?

L’importanza di preservare piccole storie dall’oblio, di dare valore all’unicità di quelle storie, di “fare memoria per fare comunità”. Questo testo, un lavoro fatto al passo, un passo lento che conduce all’attenzione e dall’attenzione alla cura, spero possa contribuire a far conoscere il metodo autobiografico, il Cammino nelle Terre Mutate, i territori che attraversa e le persone che li abitano. Confido inoltre che possa essere un piccolo seme (piccolissimo, mi rendo conto) lungo il sentiero complesso e controverso della ricostruzione. Da biografi non abbiamo i mezzi per ricostruire abitazioni, ma puntiamo a cooperare nel rinsaldare quel senso di comunità imprescindibile in questi territori.

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