Il Natale è una festa che oltre a celebrare la nascita di Gesù è il simbolo dell‘unione famigliare tanto che si dice:
Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi
o un‘altra nota frase in dialetto marchigiano:
Carnuà do che te tròi, Natà a casa tua se pòi.
Tradizioni natalizie marchigiane
Pochi giorni fa ti avevo indicato l’antica ricetta dei cappelletti fatti cuocere rigorosamente nel brodo di cappone che le Vergare, dopo aver fatto bollire il cappone, mettevano fuori dalla finestra, così che la mattina seguente con una schiumarola potevano togliere il grasso venuto a galla che secondo la credenza popolare era benedetto. Il composto veniva conservato un anno intero e veniva utilizzato come medicina miracolosa in caso di malattie sia per gli uomini che per gli animali.
La sera della Vigilia di Natale si consumava una cena di “piatti magri” e una volta terminato il cenone si sparecchiava la tavola perché secondo la tradizione sarebbero passati la Madonna e il Bambin Gesù per benedirla.
Si attendeva tutti insieme la Messa di Mezzanotte giocando a tombola o a carte.
Il camino acceso teneva compagnia e riscaldava gli animi, il “ciocco” che si sceglieva per far fuoco doveva essere grande tanto da durare fino al 28 Dicembre, la festa degli Innocenti. Qualora si fosse spento prima il segno era di malaugurio per la famiglia.
La cenere poi veniva sparsa nei campi e scongiurava eventi atmosferici negativi come la grandine ed era sinonimo di fertilità per l’annata successiva.
I dolci tradizionali non erano serviti alla Vigilia, ma riservati per il giorno di festa del Natale. E sì perché un tempo ogni dolce era legato ad una festività e veniva servito anche nelle famiglie più povere proprio per indicare un rituale e un momento di condivisione e di gioia. Le ricette erano conservate gelosamente e tramandate di madre in figlia. Uno dei dolci tipici marchigiani d’obbligo nei tempi passati era il Frustingo, ora la tradizione è andata quasi persa ma in alcune famiglie (come la mia dove mio fratello maggiore ne ha già preparato uno per tutta la famiglia) c’è qualcuno che lo prepara ancora.
Lu frustingu
Il frustingo si chiama frustingu a Macerata, pistingo in Ancona, frustìnghe ad Ascoli e prustengo o bostrengo a Pesaro dove il dolce è quasi sconosciuto. Insomma ogni città ha dato il suo nome e diverse sono anche le varianti che ogni zona ha inserito per la preparazione di questa specialità marchigiana. Questa quindi una delle tante ricette…

Lu frustingu
Ricetta de li Frustingu
Ingredienti
1 kg di fichi
500 gr di farina di granoturco
500 gr di farina di grano
250 gr di mollica di pane
100 gr di uvetta
250 gr di noci
100 gr di mandorle
100 gr di pinoli
4 cucchiai d’olio
sapa
Procedimento
- Far bollire i fichi nell’acqua dolcificata con la sapa insieme alla farina di grano e di granoturco aggiungendo la mollica di pane
- Mescolare il composto senza interruzioni (come per la polenta) fino alla cottura dei fichi
- Versare il prodotto in un recipiente di coccio e lasciare riposare per una notte intera
- La mattina seguente se il composto è troppo sodo si aggiunge della sapa.
- Si aggiungono inoltre noci, mandorle, uva, pinoli e olio e si mescola bene.
- Versare in un recipiente di rame e cuocere in forno a 150° circa fino a che non assume un colore bruno chiaro.